Ennio Calabria Operaie della Filanda 1972

Lettera dalla fabbrica

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di Zeno Salimbene

Cara Elisa

Sopra lo stesso artiglio lunare

Gravitano i sogni di noi tutti,

Come immagini di Madonne

In abiti di contadine

O immagini di passanti

In abiti di tentatrici.

Sulle mani l’ustione

Ha aperto nuove strade

Che tu potrai esplorare,

Come campagne romane

Nel sogno di me fanciullo.

Sono venuto in questa casa di rumore

Per non fare il militare,

E, confesso,

Per cercare il callo del riscatto.

Fosse per me, Elisa, mia creatura,

Io vivrei di niente,

Raccatterei gli strascichi

Delle nostre borgate

Fin sotto l’uscio aereo del Paradiso

E mi addormenterei senza certezze…

Se non fosse per te.

Per distrarti dalla fame

Ho imparato il lavoro

E ancora bestemmio l’ordine

Pur facendomi bello per lo Stato,

E nei mattoni che incollo

Per le case signorili

Incido sempre il tuo nome.

Figlia mia, venuta per caso

Nelle mie mani di ragazzo,

Non cantare, sulle strade,

La fine di ogni fatica

Per sollevare gli animi dalla paura,

Ma lotta perché tutti battano

La stessa incudine

E avrai distrutto l’iniquità.

Quando ti sentirai sola,

Trafitta dai turbamenti,

Va nella città industriale.

Tutto ciò che c’è

l’ho fatto io

Affinché tu possa vivere

Per il tuo ideale.

FOTO: Ennio Calabria – Operaie della filanda, 1972, olio su tela


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