24 Ott La Fragilità del Pensiero Unico
Nel mondo occidentale vige un consolidato modello economico e sociale, scaturito dal radicamento e dalla estremizzazione – nella seconda metà del secolo scorso – del Liberismo.
Zygmunt Bauman e Ezio Mauro, in “Babel”, parlano di “Neoliberismo” e di “Religione neo-liberista”, che rappresenta “quasi una superstizione” e si traduce “in meccanica governativa, se non in una sorta di costituzione materiale”.
Anche Lorenzo Marsili e Yanis Varoufakis, in “Il Terzo Spazio – Oltre establishment e populismo”, discutono di “Neoliberismo”, definendolo “un sistema morente e fautore di miseria e ineguaglianza”.
Vanni Codeluppi nell’opera omonima tratteggia la sagoma di un “Biocapitalismo”, quale “forma più avanzata di evoluzione del modello economico capitalistico”: un capitalismo che “agisce su tutte le componenti biologiche e sulle dimensioni mentali, razionali e affettive degli individui”.
Carlo Formenti, in “Utopie letali”, arriva a concepire il “Liberal-liberismo”, come “arma strategica di una vera e propria guerra che il capitalismo globale ha dichiarato contro le classi subordinate di tutto il mondo, con l’obiettivo di distruggere i rapporti di forza che queste avevano acquisito tra la fine della Seconda Guerra Mondiale e l’inizio degli Anni Settanta”.
Pietro Folena, in “Servirsi del popolo”, parla di “ciclo turboliberista”, “apertosi nel mondo a partire dalla decisione di Richard Nixon, il 15 agosto 1971, di sospendere la convertibilità del dollaro in oro”.
Il sottoscritto, ne “La Rotta dei Brand”, fa ricorso al concetto di “Allo-Liberismo”, per indicare l’odierna forma degenerata e alienante di Liberismo, impermeabile alle istanze di benessere delle Persone e di progresso dell’Umanità, tipiche del Liberismo delle origini.
Al fine di fare un discorso omnicomprensivo, che abbracci e ricomprenda tutte queste opinioni sul Liberismo caratteristico del nostro tempo, useremo qui convenzionalmente l’espressione di Pensiero Unico, per indicare il modello economico e sociale imperante oggi nel mondo occidentale.
È diffusa l’opinione che tale modello, entrato in stallo con la crisi finanziaria del 2008, si trovi in una fase di estrema debolezza e sopravviva stancamente a se stesso, svuotato e moribondo.
La mia impressione è che si debba piuttosto parlare di Fragilità del Pensiero Unico.
Il Contemporaneo, scrivo da tempo, è oggetto di un cambiamento così rapido e profondo che risulta impossibile concepirne la portata e definirne il perimetro, soprattutto per le generazioni degli adulti di oggi.
Lo spiazzamento e lo sbigottimento delle nostre generazioni, dinanzi alla realtà che ci cambia velocissimamente sotto gli occhi, sono stati resi in modo particolarmente acuto ed efficace da Marcello Bogetti, il quale – durante un convegno sull’Economia della Complessità – ebbe a dire: “il cambiamento oggi è così veloce e destabilizzante che non solo non abbiamo le risposte, ma non conosciamo neanche le domande”.
Sono convinto che l’assetto economico e sociale del Domani potrà scaturire soltanto da idee radicalmente nuove, che verranno dalle generazioni future e che per noi sono semplicemente impensabili, inconcepibili, inimmaginabili.
Richard Goldschmidt, eminente biologo e genetista, nella prima metà del Novecento fece scalpore con le sue teorie sull’evoluzione biologica.
Lo studioso tedesco, infatti, introdusse il concetto in base al quale l’evoluzione biologica non segue la teoria dell’evoluzione della specie di Darwin, basata su cambiamenti graduali e impercettibili, ma sull’improvviso e imprevedibile emergere di “mostri promettenti” (“hopeful monster”).
Allo stesso modo, è plausibile pensare che il modello futuro della nostra società non scaturirà da un lento e progressivo adattamento del sistema attuale, ma nascerà da un imponderabile scarto delle generazioni future, netto e profondo.
In questi nostri anni, anzi in questi ultimi mesi, si vanno intensificando segnali significativi provenienti dal mondo dei più giovani; segnali della ricerca di qualcosa di molto nuovo e di molto diverso; segnali fatti da comportamenti e azioni che per noi adulti suonano assurdi, scandalosi, indigeribili e incomprensibili.
Prendiamo in considerazione, ad esempio, il discorso – che ha avuto ampia eco sui social – dei laureandi 2022 della AgroParisTech, una delle più prestigiose istituzioni di formazione agrotecnica d’Europa.
Gli studenti, di fronte alla platea radunata per il Graduation Day, hanno tenuto una orazione a più voci, nella quale hanno espresso una posizione comune ricorrendo al concetto di “Biforcare” (”Biforquer”).
Biforcare per prendere un’altra strada rispetto a quella per cui sono stati formati, per scoprire un campo d’azione imprevisto e inesplorato, per coltivare idee inedite e sconosciute.
In questa stessa categoria di comportamenti si può iscrivere il fenomeno della “Great Resignation”, vale a dire l’abbandono in massa, da parte soprattutto di giovani, di posti di lavoro senza apparente motivo. Risulta per noi assurdo, quasi sacrilego, che qualcuno lasci uno stipendio sicuro, senza alcuna vera ragione scatenante, senza avere incontrato il rifiuto di avanzamenti di carriera o di retribuzione, senza poter contare su certezze e lavori sostitutivi. Nel medesimo alveo si possono collocare le azioni dimostrative di giovani attivisti a favore dell’Ambiente, con l’imbrattamento di monumenti e opere d’arte, con il blocco di strade e vie di comunicazione. Anche qui noi adulti restiamo spiazzati, arrabbiati e scandalizzati, dinanzi ad iniziative che ci appaiono senza risultato, senza senso e senza costrutto.
Il ruolo delle nostre generazioni temo che non sia quello di comprendere fino in fondo cosa ci sta accadendo intorno e di indicare agli altri la strada per il Futuro: non ne abbiamo il tempo e non ne abbiamo la possibilità, con le nostre menti programmate in epoche passate e infarcite di concetti superati.
Questo non significa che non dobbiamo essere della partita.
Siamo chiamati ad una funzione che potremmo definire di “ostetricia”, di accompagnamento nel travaglio del Presente, per favorire la nascita di un Futuro migliore, per un Domani di Giustizia e Progresso.
Cerchiamo di guardare a quanto avviene oggi nel Mondo con mente il più aperta possibile, mettendo quotidianamente in discussione le nostre certezze, cercando di scorgere per tempo e accogliere favorevolmente i “mostri promettenti”.
Per Fragilità, in senso tecnico-chimico, si intende la proprietà di alcuni materiali di rompersi di colpo, con fare improvviso e senza deformarsi: “la fragilità indica l’incapacità di un materiale di resistere sotto carico a deformazione plastica giungendo ad improvvisa rottura” (chimica-online.it).
Il Pensiero Unico è un materiale molto forte, solido e compatto, apparentemente impermeabile alle critiche e difficile da scalfire, ma probabilmente oggi assai fragile.
Sopra e sotto la sua superficie numerose forze sono in trazione e tante energie si stanno accumulando.
Non sappiamo quando, non sappiamo come avverrà, ma possiamo aspettarci una sua rottura improvvisa, probabilmente secca e repentina, senza preliminari avvisaglie e deformazioni intermedie.
La Fragilità del Pensiero Unico, in questo particolare frangente storico, ci mette nella condizione di camminare ogni giorno come su una enorme lastra di cristallo.
La sfida è quella di riuscire a farlo evitando gli inciampi del quotidiano e al tempo stesso cercare di avvistare da lontano i “promettenti mostri” in arrivo.