Filippo e Filippino, padre e figlio, protagonisti del Rinascimento

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È il Quattrocento. Siamo nella Firenze culla del Rinascimento. 

Compiamo un viaggio nel secolo, attraverso l’opera di due alti protagonisti quali Filippo Filippino Lippi. Padre e figlio, contemporanei, l’uno l’evoluzione dell’altro. La mostra ai Musei Capitolini, “Filippo e Filippino Lippi. Ingegno e bizzarrie nell’arte del Rinascimento”, prodotta da Metamorfosi, è la nostra guida. 

La produzione e la personalità dei due artisti vengono raccontate esaltando lo slancio di innovazione, ingegno e cambiamento che questi hanno attuato. La storia si legge e si vive a partire dalla selezione dei dipinti; dal rigore cronologico prediletto e dalla ricca documentazione d’archivio raccolta. È possibile ammirare la Madonna Trivulzio, o Madonna dell’Umiltà, di Lippi padre a dimostrazione del talento dell’artista. Capace di raffigurare, già nella fase giovanile, volti umani e figure nella loro sacralità fatta di varietà di azioni e naturalezza dei gesti; capace di replicare la prospettiva matematica di Masaccio, che conobbe di persona, con il solo uso di volume, luce e colore. Si assiste poi alla maturazione prospettica delle forme, dei movimenti, della solennità generale del dipinto in “Sant’Agostino e Sant’Ambrogio” e “San Gregorio e San Girolamo”. In queste opere, come in quelle successive quali l’Annunciazione Martelli e l’Incoronazione della Vergine, è evidente l’influenza delle novità introdotte da Donatello e da Brunelleschi, grazie alla sua capacità di artista inquieto e ironico che sa fare proprie e sviluppare alcune delle idee più rivoluzionarie di uno dei passaggi epocali della produzione artistica dell’età premoderna. Per citare il commento di Claudia La Malfa, curatrice della mostra. 

Alla metà del secolo, all’apice della maturazione professionale e della produzione artistica di Filippo, nasce Filippino Lippi dal connubio con Lucrezia Buti. Quest’ultimo è tanto figlio d’arte quanto figlio del fermento culturale che conduce dalla pittura del Quattrocento a quella del Rinascimento cinquecentesco, tra Firenze e Roma. Filippino vive pochi anni a stretto contatto con il padre, ma il filo conduttore che lega entrambi e segna la definitiva evoluzione che l’uno compie dell’altro è Sandro Botticelli, allievo di Filippo. 

È costante in lui la lezione del padre, e di Botticelli. Apprezzabile nella stesura del colore, nelle forme, nell’architettura e nelle geometrie, come quella della Morte di Lucrezia Romana. Ma è maestro nell’innovazione dell’iconografia classica della Madonna con il Bambino, come testimonia la Madonna col Bambino e angeli. Altrettanto lo è nella raffigurazione della prospettiva aerea, dandone la massima espressione negli straordinari raffiguranti l’Annunciazione della Vergine. 

Di Filippino è doveroso riconoscere la continua sperimentazione e la capacità di inventare composizioni di immagini sacre nuove rinnovando i canoni storici. Al cospetto delle parole del Vasari, si può affermare: “Che più? Non è possibile, né per invenzione, né per disegno, né per quale si voglia altra industria o artifizio, far meglio”. La mostra “Filippo e Filippino Lippi. Ingegno e bizzarrie nell’arte del Rinascimento” è essenza, esaltazione e sguardo sensibile rivolto ai due artisti. 

La loro opera è proposta in un percorso intimo e leggero, apprezzabile anche dall’animo più estraneo. 

La mostra è visitabile presso i Musei Capitolini fino al 25 agosto.

Qui le info https://www.museicapitolini.org/it/mostra-evento/di-padre-figlio-filippo-e-filippino-lippi-pittori-fiorentini-del-quattrocento


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